Attraverso quest’articolo, vorrei esporre il concetto di marzialità adottato qui al Jiu Jitsu Club.
Siamo consapevoli che stiamo praticando un’arte marziale con una determinata tradizione alle spalle ed un conseguente “modus operandi” dentro e fuori dal tatami.
Ecco, il punto è proprio questo: esistono delle regole a cui attenersi per rispettare questa fondamentale caratteristica della nostra arte?
Io mi sento di rispondere di no. Mi spiego meglio, la disciplina, il rispetto e tutti quei valori a cui si fa’ spesso riferimento senza possederli o conoscerne il significato, derivano dall’esperienza e dalla pratica sul tatami e non da una lista che si può trovare in qualsiasi libro o pagina web. Solitamente vengono trasmessi dall’insegnante, ma voglio puntualizzare una cosa fondamentale: al JJC le parole sono poche. Questo significa che, togliere tempo all’allenamento per inutili discorsi da finto maestro di vita è un errore gravissimo. La marzialità del nostro Jiu Jitsu si riscontra nell’atteggiamento, nei gesti ed in alcuni “rituali” come il saluto ad inizio e fine lezione che in totale occupa trenta secondi o nel riconoscere la gerarchia delle cinture.
Il resto lo si percepisce già salendo sul nostro tatami. Cadere nel tranello di imporre, attraverso l’esclusivo uso della parola, l’atteggiamento di cui ho appena scritto è facile ed è sintomo di insicurezza dei cosiddetti maestri che non hanno ancora capito o fanno finta di non capire che l’allenamento rimane il momento principale in cui si trasmettono certi valori. Se le parole rubano il tempo al sudore ed alle botte, il problema è molto grave!
Seguire la tendenza di “vantarsi” di possedere determinati valori o virtù, piuttosto che impiegare il tempo ad esercitarli e divulgarli attraverso l’insegnamento, non dovrebbe far parte di nessuna scuola di arti marziali.
In poche parole, al JJC siamo molto marziali, non perdiamo tempo, la disciplina ed il rispetto deriva direttamente dagli insegnanti, ma il punto principale è che ci alleniamo duramente.
Luca Profeta