Ronaldo Sousa Dos Santos, in arte Jacarè , è quello che si può definire un esempio di dedizione e talento mescolati nella giusta maniera. Pluricampione mondiale di Brazilian Jiu Jitsu , ADCC e tutt’ora in UFC come contendente al titolo dei medi, muove i primi passi della sua carriera a Manaus città amazzone dalla grande tradizione lottatoria -durante lo stage ha raccontato che anche il sindaco è un insegnante e che quando c’è il campionato Amazonense la città intera si ferma- nella famosa Academia Asle dove praticava Jiu Jitsu e Judo in ugual misura.
Ha combattuto ed ha vinto con i più forti di tutti i tempi come Marcelo Garcia, Xande Ribeiro e Roger Gracie -con quest’ultimo finendo la lotta con il braccio rotto dopo aver incassato un arm lock- entrando nella leggenda.
Lo scorso sabato, portato in Italia per un tour di stage dal Maestro Federico Tisi, Jacarè ha tenuto un bellissimo seminario a Milano, al quale noi abbiamo partecipato con la curiosità di vedere un campione del suo calibro mostrare tecniche e dettagli che hanno reso il suo Jiu Jitsu così efficace. E dulcis in fundo ha lottato con alcuni di noi.
Sarebbe supefluo dire che tecnicamente e strategicamente ha fatto vedere cose utilissime, ma quello che più ha lasciato il segno sono state le sue parole alla fine dell’evento , spiegando com’era la sua vita nel periodo d’oro della sua carriera e come si allenava, tra mille difficoltà e incertezze che l’ambiente riserva agli agonisti.
Così gli ho fatto una domanda. Ho chiesto come ha fatto a mantenere per così tanti anni la sua motivazione. La sua risposta è stata semplice e chiara -Io non ero il più forte dell’accademia ma ero quello che ci credeva di più-
Grazie di tutto Jacarè